In Italia ci sono ancora posti dove il cinema non è un prodotto da consumare come un panino. Lo respiri, ti ci siedi dentro, ci resti anche dopo che finisce il film. Non hanno insegne, non li trovi su Google Maps, e se chiedi “cosa proiettano?” la risposta è quasi sempre un’alzata di spalle: dipende da chi passa. Sono cinema-club sotterranei, spazi che campano per ostinazione più che per business. Gente che tiene su un proiettore come fosse un altare, che apre quando può e chiude quando deve, che non ama la clandestinità ma ci convive, perché i diritti d’autore non perdonano nessuno.
Napoli, come sempre, ci arriva prima degli altri. Nel ’67 nasce la CCI, un’idea folle e semplice: far girare cinema indipendente dove c’era spazio, anche una stanza con le sedie spaiate. Alfredo Leonardi raccontava che bastava un 16mm e la voglia di fare. Il resto lo metteva...
C'è uno studente in seconda fila che non alza più la testa. Viene a scuola, si siede, apre il quaderno. Ma non è lì. È da qualche altra parte, un posto dove io non posso arrivare.
L'altra settimana gli ho...
Luc Besson ha fatto un Dracula che non fa paura. Fa male. Fa pensare.
Vlad non è un vampiro per il sangue. Lo è perché non sa smettere di amare una morta.
Elisabeta muore, lui rinnega Dio, e in cambio riceve l’eternità. Ma l’eternità non è un dono: è restare fermi...