Non è vero che non siamo. Eh già. Perché non siamo usciti dal caso o dal caos che ai più potrebbe andare meglio. Non siamo ciò che gli altri vorrebbero che fossimo. Non siamo umani in questa era iperconnessa. Non siamo intelligenti se lasciamo che le risposte ce le dia una intelligenza artificiale che altro non è che una grande, enorme, immensa enciclopedia che “parla” ad ogni nostro singolo comando.
“Alexa: cercami Milan Kundera”. “Certo. Milan Kundera era un poeta e saggista cecoslovacco di etnia ceca naturalizzato francese. Il suo libro più noto è L’insostenibile leggerezza dell’essere nel quale l’autore esplora il significato della scelta tra la pesantezza (il peso delle responsabilità, delle decisioni e della storia) e la leggerezza (l’assenza di vincoli, la spensieratezza, ma anche la superficialità e la mancanza di significato).”
La leggerezza dell’essere.
Quanto sarebbe bello se riuscissimo a sorvolare sulle responsabilità, sul peso che gli altri ci fanno portare. Bello sarebbe la spensieratezza degli anni in cui ci bastava fare un giro in bicicletta, sotto al sole, senza per forza mostrarci felici su un social qualunque.
Non superficiali, però, non vuoti come sacchi da riempire con post e storie da esibire.
Un senso di vacuità perenne oggi ci affligge e ci tormenta. Continuamente alla ricerca di qualcosa che ci possa riempire, che possa otturare lo spazio lasciato libero da respiri affannosi.
Se a questo aggiungiamo il genere, maschio o femmina, il tutto diviene ancora più insostenibile.
Inaccettabile pensare che il proprio compagno, la persona con cui si condivide il portaspazzolino da denti, sia anche colui che vi usa come merce di esposizione in un mercato di solitudine, dove forse questi soggetti andrebbero “curati”. Sì, perché questa società dal giorno alla notte non è più solo una società di uomini. Spiace doverlo ribadire. Ci siamo anche noi donne.
Il non essere, che a ben vedere tuttavia, non è solo prerogativa maschile, prende il sopravvento sull’essere se stessi, sulla capacità, sulla meritevolezza.
Inaccettabile ciò che siamo diventati. Leggerezza nello scegliere, nell’affidare un incarico, un’opera, un ruolo.
Inaccettabile scegliere di non essere per essere paradossalmente ciò che non si è.
Inaccettabile vivere solo per dover sempre dimostrare competenza, capacità, felicità.
Avete mai provato ad essere felici solo per il fatto di esistere? Beh, io si. Ora.
Spengo Alexa.
Accendo me in una inaccettabile leggerezza del non essere.


