Fastobal scrive al femminile: perché il maschile non è l’unica voce possibile.

Stai bevendo plastica

Apri una bottiglia d’acqua. La bevi. Dentro c’è plastica. Non quella della bottiglia. Quella dell’acqua. Centinaia di migliaia di pezzi minuscoli che non vedi. Li bevi lo stesso.

Gli scienziati l’hanno scoperto da un po’. Ma adesso hanno i numeri. Sono grossi. Tipo: in un litro d’acqua in bottiglia ci possono essere anche trecentomila frammenti di plastica. Microplastiche. Nanoplastiche. Roba che non vedi a occhio nudo. Particelle che vanno dritte nel sangue, che attraversano l’intestino, che arrivano al cervello. Uno studio uscito all’inizio del 2024, fatto dalla Columbia University e pubblicato su una rivista scientifica seria, dice questo. Hanno usato un laser speciale per contarle, queste particelle. Prima non si riusciva. Adesso sì. E i numeri fanno paura.

Il novanta per cento sono nanoplastiche. Quelle più piccole. Quelle che vanno dappertutto. Passano le barriere. Entrano nelle cellule. Attraversano persino la placenta. La plastica viene dalla bottiglia stessa, dal PET. Ma viene anche dai filtri che usano per purificare l’acqua prima di metterla in bottiglia. Un paradosso. Viene dai tappi, quando li apri e li chiudi. Si graffia il rivestimento e rilascia pezzi nell’acqua.

Settembre 2025, un’altra ricerca. Questa volta canadese. Hanno messo insieme più di centoquaranta studi. Risultato? Se bevi solo acqua in bottiglia, ingerisci novantamila particelle di microplastica in più all’anno rispetto a chi beve dal rubinetto. Novantamila. In più. Ogni anno.

E cosa fanno nel corpo, queste particelle? Ancora non si sa tutto. Ma si sa abbastanza. Infiammazione cronica. Il sistema immunitario le vede come nemiche, le combatte sempre. E quando c’è infiammazione cronica, arrivano problemi. Malattie cardiovascolari. Disturbi autoimmuni. Forse tumori. Forse. Non è sicuro. Ma forse.

Uno studio tedesco ha trovato microplastiche con antimonio nel 44% delle bottiglie che hanno analizzato. L’antimonio si usa per fare il PET. Quattro bottiglie avevano più di centomila particelle per litro. Una ne aveva cinquecentomila. Cinquecentomila pezzi di plastica. In un litro.

E le bottiglie di vetro? Quelle dovrebbero essere sicure, no? Invece no. Uno studio francese dice che rilasciano ancora più microplastiche di quelle di plastica. Da cinque a cinquanta volte di più. La colpa è sempre dei tappi. Il rivestimento si graffia. Particelle nell’acqua. Sempre plastica.

L’Europa ha imposto che dal 2025 le bottiglie abbiano almeno il venticinque per cento di plastica riciclata. Va bene per l’ambiente. Ma il problema del rilascio di microplastiche resta. Non ci sono limiti su quanta plastica può finire nell’acqua.

Cosa fare? Bevi dal rubinetto. Usa borracce in acciaio. Limita la plastica. Ma se sei in giro e hai sete, bevi lo stesso. Non morire di sete per paura della plastica. È questione di buonsenso. Di scelte. Di sapere cosa entra nel tuo corpo.

La plastica è ovunque. Nell’aria, nel cibo, nell’acqua. Produciamo centinaia di milioni di tonnellate all’anno. Ne buttiamo milioni nella terra e nell’acqua. E poi ce la beviamo. Ce la mangiamo. La respiriamo.

Il corpo non è fatto per questo. Ma ormai ci siamo dentro. E continuiamo.

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