Fastobal scrive al femminile: perché il maschile non è l’unica voce possibile.

Perché tutti stanno parlando di “Firma qui”, il libro che spiega l’inferno burocratico

C’è un libro che è uscito due giorni fa e di cui già tutti parlano come del romanzo dell’estate più inaspettato. Si chiama “Firma qui”, l’ha scritto Claudia Lux per Ne/oN Libri, e racconta una storia che dovrebbe essere surreale ma che invece suona terribilmente familiare.

Il protagonista si chiama Peyote Trip e lavora al Quinto Piano dell’Inferno, Reparto Acquisizioni. Un posto dove le penne non scrivono mai, la macchinetta del caffè è rotta da un secolo e l’unica bevanda alcolica disponibile è lo Jägermeister. Peyote ha un piano semplice: convincere l’ultimo membro della famiglia Harrison a vendergli l’anima. Tutto quello che deve fare è aspettare il momento giusto.

Il momento arriva quando gli Harrison si ritirano per l’estate nella loro villa sul lago, portandosi dietro Ruth, la nuova amica della figlia Mickey. Peyote, insieme alla sua collega Calamity, mette finalmente in moto il piano che aspettava da oltre un millennio. Ma le cose, naturalmente, non vanno come previsto.

Quello che rende speciale questo romanzo non è solo la premessa divertente, ma il modo in cui Claudia Lux riesce a trasformare la satira dell’inferno burocratico in qualcosa di profondamente riconoscibile. Chiunque abbia mai fatto la fila in un ufficio pubblico, abbia aspettato una pratica che non arriva mai, o si sia scontrato con la macchina amministrativa che gira a vuoto, riconoscerà immediatamente l’inferno di Peyote.

È questo il trucco del libro: far ridere e far riflettere allo stesso tempo. Perché mentre leggi delle disavventure del nostro demone-burocrate, ti rendi conto che l’inferno potrebbe essere molto più vicino di quanto pensi. È quel call center dove ti tengono in attesa per ore, è l’ufficio dove ti rimandano da uno sportello all’altro, è quella pratica che “è in lavorazione” da mesi.

La traduttrice Benedetta Gallo ha raccontato che la sfida maggiore è stata rendere la precisione della prosa di Lux, una precisione che caratterizza anche l’immaginario infernale dell’autrice. Il risultato è un libro che riesce a essere esilarante e inquietante allo stesso tempo.

Ma c’è un altro livello di lettura. Mentre Peyote cerca di portare a termine la sua missione, scopre che anche all’inferno esistono le amicizie, i rapporti umani, le piccole gioie quotidiane. Come se Lux volesse dirci che persino nel posto più burocratico del mondo, l’umanità trova sempre un modo per emergere.

“Firma qui” funziona perché non è solo una satira, è uno specchio. E in questo specchio riconosciamo un po’ tutti quel senso di impotenza di fronte a sistemi che sembrano fatti apposta per complicarci la vita. La differenza è che qui, almeno, possiamo riderne.

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