Fastobal scrive al femminile: perché il maschile non è l’unica voce possibile.

Papa Leone XIV: il pontefice che viene dal Perù per sfidare l’America di Trump

Robert Francis Prevost è il nuovo Papa. Ma dietro l’elezione di Leone XIV c’è molto di più: una scelta di campo. Contro i muri, contro l’odio, contro l’estremismo cattolico d’Oltreoceano.

Il Conclave ha parlato. Il nuovo Papa si chiama Leone XIV, ma all’anagrafe è Robert Francis Prevost, classe 1955, nato a Chicago. Americano, sì. Ma anche no. Perché la sua vita ha preso una direzione diversa, tanto diversa da essere considerato da molti negli Stati Uniti un “quasi traditore”. Nel 2015 ha preso la cittadinanza peruviana, dopo anni passati come missionario e vescovo nel Paese andino. Una scelta che non è mai stata digerita dai settori più nazionalisti della destra statunitense. Quelli che oggi tremano di fronte a questa elezione.

Perché Prevost non è uno qualsiasi. È un uomo che ha parlato chiaro contro le politiche migratorie dell’amministrazione Trump. I muri, le deportazioni, la retorica della paura. Ha difeso i diritti dei migranti, ha scelto di stare dalla parte degli ultimi. È stato, in tempi non sospetti, una voce fuori dal coro nel mondo cattolico americano, troppo spesso allineato – o addirittura genuflesso – alla destra più radicale.

Ecco allora che la sua elezione non è solo un passaggio di testimone. È un segnale. Un argine. Un contrappeso necessario nel cattolicesimo moderno, diventato terreno di scontro politico. Papa Leone XIV è stato scelto per restituire equilibrio a una Chiesa che, specie negli Stati Uniti, stava prendendo una deriva pericolosamente identitaria e aggressiva. Lo hanno scelto, secondo me, per combattere la deriva estremista dei cattolici americani. E per combattere, neanche troppo indirettamente, Donald Trump.

Due uomini agli antipodi. L’uno accentratore che alza muri. L’altro che vuole costruire ponti. La frase è semplice, quasi elementare. Ma è anche potente. E racchiude tutto il senso di questo pontificato che nasce con l’ambizione – e la necessità – di tornare a parlare al mondo, non solo ai propri fedeli. Un mondo che ha bisogno di ponti, più che di trincee. E che oggi guarda con curiosità – ma anche con una certa speranza – all’uomo venuto dal Perù.

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