Tang Ping: sdraiarsi per resistere

Dal cuore della Cina, una filosofia silenziosa arriva a incrinare le fondamenta del nostro culto della produttività.

Ci hanno insegnato che stare fermi è perdere tempo. Che rallentare è fallire. Che se non corri, qualcuno ti sorpassa. Eppure, dal profondo della Cina urbana, schiacciata tra l’ossessione per la crescita e l’ansia da prestazione, è nato qualcosa di radicale. Qualcosa che si chiama Tang Ping — “sdraiarsi”. Non in senso metaforico. Sdraiarsi davvero. Smettere di correre. Rifiutare l’idea che la vita debba essere una gara.

Il movimento è iniziato nel 2021, quando un giovane ha scritto un post in cui raccontava la sua scelta di vivere con poco, lavorare il minimo, e dedicarsi a ciò che non produce nulla se non pace. In pochi giorni, milioni di persone hanno letto, condiviso, scritto. Alcuni lo hanno chiamato nichilismo, altri pigrizia. Ma dietro c’era qualcosa di più: una forma di disobbedienza civile e intima, così silenziosa da diventare esplosiva.

Una sottrazione che oggi comincia a parlare anche all’Occidente. Lo si vede nei giovani che lasciano il posto fisso per una bicicletta, nei ragazzi che preferiscono l’affitto collettivo all’accumulo di debiti, nei professionisti che smettono di rispondere alle mail alle 23:00.

Sdraiarsi, oggi, è un modo per restare interi. Tutto il resto può aspettare.

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