Ho pianto quando ho letto la notizia. La Coppa America, il terzo evento sportivo più importante al mondo dopo le Olimpiadi e i Mondiali di calcio, si terrà a Napoli nel 2027.
Non è una metafora: ho pianto davvero. Perché è difficile spiegare cosa significhi, per chi è cresciuto affacciandosi sul mare, sapere che le vele più famose del pianeta solcheranno il nostro Golfo. È ufficiale: la 38esima edizione della Louis Vuitton America’s Cup si svolgerà a Napoli, tra Castel dell’Ovo e Posillipo, con le basi delle squadre internazionali allestite a Bagnoli.
Un sogno diventato realtà, grazie a una candidatura fortemente voluta dal Governo italiano, sostenuta dal ministro dello Sport Andrea Abodi e dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni. “Un’opportunità straordinaria per il Paese – ha detto Abodi – che ci permetterà di valorizzare il territorio, promuovere la cultura del mare e accelerare la rinascita di Bagnoli”.
Il Ministro dell’Economia Giorgetti ha sottolineato l’impatto strategico dell’evento per la rigenerazione urbana dell’area occidentale di Napoli, troppo a lungo dimenticata. E il sindaco Gaetano Manfredi ha parlato di “una vetrina internazionale senza precedenti, che darà slancio all’economia locale e porterà la città a confrontarsi con la grandezza delle sue ambizioni”.
La notizia ha commosso anche Grant Dalton, CEO di Team New Zealand, detentore del trofeo: “In Italia c’è uno spirito autentico e un orgoglio straordinario. Portare qui la Coppa America significa avvicinarla alle persone. Napoli è il luogo perfetto”.
Non è la prima volta che la città ospita regate collegate alla Coppa: era già successo nel 2012 e 2013, durante le World Series, quando oltre un milione di persone si riversarono sul lungomare. Ma questa volta è diverso. Questa volta siamo il cuore pulsante della manifestazione.
La Coppa America non è solo una competizione sportiva: è il simbolo di una civiltà marinara, di una sfida tecnica e umana, di un’epopea che dura da oltre 170 anni. E nel 2027, per la prima volta, sarà Napoli a scriverne un nuovo capitolo.
E io, da napoletano, non posso che esserne fiero.