Un bacio. Uno solo. Un marinaio e un’infermiera stretti in mezzo alla folla che festeggia la fine della guerra. Scattata in un istante e diventata eterna. È lì, in quel bianco e nero sbocciato a Times Square, che Alfred Eisenstaedt ha fermato per sempre l’euforia del 14 agosto 1945. Ma sarebbe ingiusto ridurre tutto a quel bacio. E a ricordarcelo arriva una grande mostra a Torino, al Camera – Centro Italiano per la Fotografia, dal 13 giugno al 21 settembre 2025: 170 immagini per ripercorrere l’intera parabola di uno dei fotografi più iconici del XX secolo.
La mostra è un viaggio dentro il secolo breve. Un giro del mondo armati solo di uno sguardo. Si parte dalla Germania degli anni Trenta, quando Eisenstaedt – ebreo – documenta con spietata lucidità i volti del potere nazista. Lo sguardo di Joseph Goebbels che buca l’obiettivo e congela l’anima: un’immagine che da sola vale un trattato sul male.
Poi c’è l’America. Quella di Life Magazine, che lo trasforma in una leggenda. È l’America della ripresa, del sogno, delle grandi promesse: Einstein che sorride, Oppenheimer che pensa, Sophia Loren che incanta. Eisenstaedt non si limita a fotografare: scava, coglie, rivela. Ha il dono di vedere l’essere umano al di là della celebrità.
E ancora il Giappone post-nucleare, l’Italia tra rovine e rinascite, le periferie del mondo e le stanze del potere. Ogni fotografia è una finestra, ma anche uno specchio: ci guarda mentre la guardiamo.
Questa è una mostra sulla vita. Su ciò che resta. Su ciò che ci salva.
Perché alla fine, anche se il mondo brucia, qualcuno continuerà a baciarsi in mezzo alla strada. E qualcuno – con una Leica in mano – sarà lì per non farcelo dimenticare.