Le sardine non sono mai state così chic. Né le aragoste. Né i limoni, le piastrelle di Vietri, i fichi d’india ricamati sulle gonne. L’estate 2025 sembra uscita da un vicoletto di Procida, ma con la luce sparata addosso come in un editoriale di moda.
Non c’è niente di nostalgico, però. Niente malinconia da foto sbiadita. Questo Mediterraneo è vivo, acceso, rumoroso. Sta sulle camicie di lino oversize, balla sui costumi interi a stampa agrumata, pende dagli orecchini come una benedizione di sud. È la moda italiana che, per una volta, non guarda a Parigi, ma a casa propria.
Non ci sono concetti da decifrare: qui parla la pancia. La moda riscopre le sue radici popolari e ci gioca, senza paura di sembrare troppo. Perché l’estate è fatta per esagerare, e quest’anno esagerare è portarsi addosso un piatto di pesce.
Ci sono le borse intrecciate a mano che sembrano ceste da mercato. Ci sono le gonne che profumano di basilico. E ci sono loro, le sardine: micro, stilizzate, ripetute come un mantra sulle camicie di cotone e sugli accessori in ceramica. Perché? Perché sono belle. Perché sono nostre.
Qui non si tratta solo di come ci si veste. C’entra il bisogno di sentirsi leggeri, vivi, imperfetti. Di raccontare, senza parlare, da dove veniamo e cosa ci portiamo addosso. Anche se è solo una camicia con delle sardine stampate sopra.