Dopo venticinque anni nella maison di Roma, Piccioli raccoglie la sfida più ardita: far rinascere Balenciaga con grazia, visione e umanità.
Ora lo sappiamo. L’addio silenzioso e struggente di Pierpaolo Piccioli a Valentino non era una fine, ma l’inizio di una nuova traiettoria. A partire dal 10 luglio 2025 sarà lui il direttore creativo di Balenciaga. E la moda si prepara a una rivoluzione gentile.
Non è un passaggio qualsiasi. È un cambio d’epoca. Romano, classe 1967, Piccioli arriva in una maison segnata dalla potenza dissacrante di Demna, eppure non si sottrae alla sfida. Nella sua lettera, parla di continuità, di gratitudine per chi lo ha preceduto. Ma anche di futuro: “Quello che ricevo oggi è un brand pieno di possibilità, incredibilmente affascinante”.
Non sarà facile. Il rischio di smorzare la carica provocatoria che ha reso Balenciaga un fenomeno globale è reale. Ma Kering sceglie la profondità. E affida il rilancio del brand a un uomo che ha saputo scrivere poesia con ago e filo. A Valentino ha costruito un immaginario fatto di rispetto, inclusione e bellezza condivisa. Ora dovrà farsi largo tra le ombre di Cristóbal, le luci di Nicolas Ghesquière, la teatralità di Alexander Wang e il caos controllato di Demna. Eppure, forse proprio qui, tra storia e desiderio, Piccioli troverà la sua voce più forte.
Un segno? La prima foto sul suo profilo Instagram era un abito da sposa di Balenciaga, datato 1967. L’anno della sua nascita. “Non credo nella predestinazione – scrive – ma adesso riesco a vedere l’immagine più ampia”.
Ciò che promette non è un effetto virale. È un sentimento duraturo. “Il lavoro è fatto dalle persone. E il modo in cui le persone si sentono nel lavoro è l’unica cosa che conta”. Sarà questa la sua rivoluzione.