Intrecciata, lucida, dorata, appesa a un fianco come un dettaglio punk addolcito dal tempo: la chain belt è tornata. E non per nostalgia, ma per necessità. Quella di un accessorio che sa essere decorazione, provocazione e struttura.
L’abbiamo vista riapparire tra le pieghe urbane delle sfilate: Milano prima, poi New York. Addosso a ragazze e ragazzi che l’hanno fatta scivolare sui baggy jeans, fermandola con noncuranza tra le passanti larghe. Ma anche sopra minidress a rete, blazer oversize, tute da lavoro riadattate al tempo libero.
La chain belt è diventata un simbolo di identità, un ponte tra Y2K e Gen Z, tra la sensualità novanta e la funzionalità moderna. Le catene oggi non legano: liberano. Definiscono la silhouette senza costringerla. E hanno smesso di brillare solo per sedurre: ora illuminano look casual, segnano contrasti, danno ritmo al passo.
Che sia metallica e massiccia o sottile e raffinata, la cintura-catena di giugno racconta la voglia di riscrivere codici vecchi con parole nuove. E una sfida: indossarla senza sembrare in maschera. Solo così funziona davvero.