La nuova mostra del MAXXI racconta gli stadi non solo come spazi sportivi, ma come specchi delle trasformazioni sociali, architettoniche e culturali. Un viaggio tra passione, identità e memoria collettiva.
Il MAXXI apre le sue porte a uno dei luoghi più amati (e discussi) della contemporaneità: lo stadio. “Stadi. Architettura e mito” è la prima grande esposizione in Italia interamente dedicata a queste architetture straordinarie. Ma qui non si parla solo di calcio. Si parla di città, di storia, di emozioni.
Curata da Manuel Orazi, Fabio Salomoni e Moira Valeri, e progettata da Lorenzo Bini dello studio Binocle, la mostra accompagna il visitatore in un viaggio cronologico attraverso secoli e continenti, partendo dal Panathinaiko di Atene fino alle moderne arene progettate da archistar. Ogni tappa racconta un’epoca e un modo di vivere lo stadio: come luogo di culto, di rito, di resistenza, ma anche di potere, mercato e innovazione.
Ci sono i modelli, i disegni, le fotografie, ma ci sono soprattutto le emozioni. Quelle che si vivono in curva, quelle che si ricordano da bambini, quelle che uniscono un popolo. Cinque “isole antropologiche” esplorano il legame profondo tra gli stadi e le persone: dai sentimenti più viscerali ai gesti quotidiani, dai riti sportivi ai conflitti sociali.
C’è spazio anche per l’Italia, con un focus speciale dedicato agli stadi italiani, tra gloria, decadenza e progetti di rigenerazione. E poi un omaggio alla Nazionale: le Coppe Rimet, i Mondiali, gli Europei, tutto esposto grazie alla collaborazione con la FIGC.
Tra le installazioni più intense, “Zidane, A 21st Century Portrait” di Gordon e Parreno, un film ipnotico sul fuoriclasse francese, e “San Siro” di Yuri Ancarani, che mostra il dietro le quinte del calcio vissuto da chi lo fa funzionare ogni giorno.