Festival in espansione, titoli d’autore in cerca di casa e l’ombra del protezionismo sull’industria cinematografica USA: cosa bolle nella settimana più calda del cinema.
La Croisette si allunga con nuove chicche: Resurrection di Bi Gan entra in Concorso dopo mesi di attese, insieme a The Six Billion Dollar Man, il documentario di Eugene Jarecki su Julian Assange. I titoli indie ruggiscono più dei blockbuster: da Die, My Love di Lynne Ramsay con Jennifer Lawrence e Robert Pattinson, a The Young Mother’s Home dei fratelli Dardenne. Attesi anche i debutti alla regia di Kristen Stewart e Harris Dickinson in Un Certain Regard. Ma il mercato è un’altra partita.
Tra le pellicole pronte per l’acquisto si segnalano Prima Facie con Cynthia Erivo, Shutout di David O. Russell con De Niro e Jenna Ortega, e la sci-fi The End of It con un cast che mescola Rebecca Hall, Gael García Bernal, Noomi Rapace e Beanie Feldstein. C’è persino Werner Herzog con Bucking Fastard e le sorelle Mara nei panni di gemelle ossessionate dal vicino di casa.
In uscita fuori concorso, Mission: Impossible – The Final Reckoning con Cruise lancia la campagna marketing più potente, mentre The Phoenician Scheme promette un ritorno al Wes Anderson più geometrico. Spike Lee rilegge Kurosawa in Highest 2 Lowest con Denzel Washington, e Ethan Coen diverte con Honey Don’t. Occhio anche a Sorry, Baby di Eva Victor, piccola bomba di Sundance pronta a brillare nella Quinzaine.
Ari Aster presenta Eddington, un film figlio del doom-scrolling pandemico, mentre Left-Handed Girl ci riporta nella Taipei notturna. Ma le vere scommesse estive passano per A24: Materialists e Bring Her Back sembrano le due carte forti. Aronofsky e Netflix alzano l’asticella con Caught Stealing e The Roses, remake agrodolce con Olivia Colman e Benedict Cumberbatch.
E poi c’è la politica. Trump ha ventilato l’ipotesi di un dazio del 100% sui film girati all’estero. Una boutade? Probabile. Ma nel frattempo Jon Voight, inviato speciale, ha scritto un report. Le major, preoccupate ma non isteriche, spingono su incentivi federali. La California di Newsom tenta il controcanto: riportare le produzioni a casa, prima che la macchina si inceppi del tutto.
Finale pepato con Jason Blum: proposto un chatbot per incoraggiare l’uso del telefono durante le proiezioni. Una provocazione che riaccende la polemica: il cinema è un rito collettivo, non un’estensione del salotto connesso.